Mirella Paglierani: “Al settore mancano gli aiuti dello Stato, ci stiamo muovendo per portare le nostre istanze al Ministero”
A un anno esatto dal primo lockdown, il settore della ristorazione collettiva sta lentamente ripartendo. Mirella Paglierani, presidente Gemos, osserva: “Le difficoltà permangono, ma finalmente siamo tornati a progettare, a partecipare alle gare d’appalto, a concentrarci sull’organizzazione interna”.
Qual è la situazione lavorativa?
“Ci stiamo adattando alle esigenze dei vari territori: ad esempio, le mense scolastiche vengono chiuse o riaperte in base alle direttive delle singole scuole, al sopraggiungere di eventuali contagi. La flessibilità premia. Chiaramente il momento resta complesso, in parte stiamo ancora ricorrendo alla cassa integrazione e prevediamo una sensibile riduzione del fatturato. Però abbiamo retto all’urto e tuteliamo ogni singolo posto di lavoro, fedeli al modello cooperativo. La risposta dei lavoratori poi è straordinaria, vedo tante persone che in silenzio fanno il bene della cooperativa e della comunità”.
Qualche novità sul fronte gare d’appalto?
“Ne abbiamo vinte due. La prima a Spoleto, una gara per convitti Inps da circa 39mila pasti l’anno. L’altra ad Ascoli, per la refezione presso due strutture private sanitarie, qui si tratta di 113mila pasti annui per una durata di 3 anni”.
E per quanto riguarda l’organizzazione interna?
“La pandemia ha reso impossibile organizzare le nostre assemblee zonali periodiche, ma resta l’esigenza di un confronto collettivo. Per questo stiamo realizzando dei video in cui raccontiamo i principi e i vantaggi della cooperazione. La volontà è di creare un clima di dialogo e condivisione tra la sede e i lavoratori, specialmente quelli assunti durante l’ultimo anno, che purtroppo non abbiamo ancora potuto incontrare dal vivo”.
I lavoratori Gemos partecipano alla campagna vaccinale?
“Quelli che lavorano nella refezione socio-sanitaria sì, sono equiparati al personale delle strutture ospitanti. Come cooperativa raccomandiamo di vaccinarsi a chi può farlo, è un segno di responsabilità verso se stessi e gli altri, e offre anche un vantaggio in termini lavorativi”.
A livello istituzionale come vi state muovendo?
“Partecipiamo a tavoli nazionali sulla ristorazione collettiva, per fare fronte comune con gli organismi di rappresentanza come Confcooperative, l’Aci, i sindacati; abbiamo scritto le nostre istanze al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La crisi di Governo ha rallentato tutto, ora mi aspetto che lo stallo sia superato. La ristorazione collettiva ha esigenze e peculiarità, ma per varie ragioni non ha mai ricevuto ristori: questo non è accettabile. È un settore di rilevanza economica e sociale, conta circa 97mila occupati, di cui l’85% è donna. Siamo realtà robuste, se il lavoro si sblocca sapremo ripartire sulle nostre gambe. Nel frattempo le istituzioni devono tenerci in considerazione e aiutarci, dando priorità a chi ha subìto i danni più ingenti”.